Come possono diventare belle le persone una volta conosciute, si disse: adesso a volte le sembrava di vedere un’altra persona, uno sguardo appartenente a qualcun’altro che lei aveva già visto, ma non ricordava dove.
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Gli altri a volte sono solo una scusa per esaltare noi stessi. Marionette, involucri vuoti e nomi scritti a penna.
Lei per esempio,voleva mangiare ed essere mangiata. Allora si innamorava e poi ne moriva, così di colpo. Una volta sembrava anzi interstardita o arresa a morire con più energia del solito. (…) Per salvarla i suoi genitori tentarono dichiarazioni d’amore e lunghe chiacchierate a srotolare la tradizione di famiglia, coi volti ora seri ora malinconici di nonni e parenti mai conosciuti a testimoniare, con la loro vita vissuta, l’immensità dell’esistenza e delle sue possibilità. Cos’era il dolore di un amor perduto a confronto?
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Indifferenza sociale
“Quando si soffre di solitudine, la percezione dell’oppressione rimane muta”
(Susan Griffin)
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Cose in cui ho smesso di credere
Quando ero più ragazzina, pensavo di essere pazza. E lo dicevo, tra lo scherzoso e il serio, a me stessa e agli altri. Ero solo stupida però.
L’unica giustificazione che posso portare è che sono vissuta in un contesto dove il concetto di pazzia veniva facilmente messo in ballo, e a furia di sentirmi dire che ero strana ci ho creduto. Allora davo agli altri la possibilità di possedere la verità; adesso, timidamente, oso dire che malgrado abbia cercato strenuamente di vedere le cose dal loro punto di vista, forse erano solo opinioni di persone superficiali. O che non avevano ancora vissuto abbastanza.
L’etichetta di pazza, strana fa emergere anche alibi di rinuncia, come a dire, oh beh, sono fatta così, non posso cambiare, non ci posso fare niente. Ma anche senso di liberazione.
“Entrare nel manicomio secondo me,
è come entrare nel regno di una felicità
che nessuno comprende,
perchè si rimane finalmente soli davanti alla nostra identità
che tutti avevano cercato di deformare”
(Alda Merini)
Il senso di inferiorità fa talmente coincidere la propria identità con i soli propri difetti che si finisce per pensare che siano l’unica cosa autentica che si ha. Quasi ci si sente sinceri, liberi, anche perché molti difetti sono soltanto caratteristiche innocue. Per me però, si finisce per fraintendersi esattamente come hanno fatto gli altri. La sfida, estenuante, diventa quella di trovare qualcuno che accetti soprattutto i difetti, ma che abbia un senso o no, lascia da parte anche tutte quelle cose belle per cui forse ci meritiamo anche un po’ di accettazione.
Ho scritto poesiole dolci e stupide, quando ero più giovane.
(per chiunque)
se mi sceglierai
sceglimi per le mie imperfezioni
per il modo in cui solo io saprò ferirti
per quella rabbia che t’ispirerò
per gli angoli storti del mio corpo e le manie della mia mente
per gli sbagli solo miei di cui vorrai essere il testimone
cosi anche se te ne andrai ricorderò la tua scelta
per la mia persona traballante su cui ti appoggiavi
donando ad entrambi un incredulo equilibrio.
Mi sbagliavo. Non conoscevo ancora bene il dolore, Quello mio e quello degli altri. E chi diavolo ci vuole avere a che fare? La verità è che quando sei pazzo non soffri. Hai mollato. Ma la sofferenza può avvicinare parecchio alla follia, proprio perché ci si vuole solo arrendere. Perdere il contatto, la consapevolezza, vagare tra le contraddizioni senza notarle, notificarle.
L’unica cosa decente del dolore, l’unico straccio di senso che ci galleggia dentro, è che rende tutti uguali. Altro che diversi, o strani, o pazzi. Tutt’altro: la follia è una liberazione che costa troppo.
Adesso che so di essere banale, normalissima, ho smesso di deformare io per prima la mia identità presentandomi al mondo nel prisma equivoco dello sbaglio, dell’eterna imperfezione e incomprensione. Accettando la fatica di essere una persona che cerca di tirare avanti come tutti, e cerca di essere anche decente senza farsi fregare dall’idea di sempiterno errore come connaturazione biologica scritta nelle stelle.
Tu quanto vuoi indulgere ai tuoi difetti? Quali sono i tuoi difetti? E sono difetti?
(Ragazze Interrotte)
Ero piccola, ed erano tutte cazzate. Sono solo uguale a tutti voi da cui per anni mi sono convinta di essere diversa; almeno nella partenza. Poi si decide passo per passo. Riuscire a convivere con il mondo, almeno, è diventato più comprensibile ora che non mi sento più tanto strana; e da quando ho percepito veramente, più che capito, quanto dolore possono provare gli altri.
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13/08/05
tra mille anni tutti i problemi e le controversie e i dibattiti di questa società non vorranno più dire nulla
rimarranno solo i sassi che qualcuno tirò per terra per ricordarsi la strada di casa, ripercorsi all’indietro da qualcun’altro.
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17/05/05 . Ieri
come un riposo lungamente atteso.
come se lei fosse il suo riposo.
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Empatie cinematografiche
Le lacrime di Eva Mendes nella scena degli scatti fotografici in
The Place Behind The Pines (Come un Tuono)
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bLOC Notes 3.8
L’inadeguatezza porta all’aggressività. L’aggressività è un altro modo per nascondersi: non toccarmi-non guardarmi-non apro bocca-cammino sui muri per passare inosservata.
Le immagini complicano tutto, non importa che siano bugie, perché dicono comunque che c’è un’altra possibilità di essere; un livello più alto.
L’inadeguatezza è sapere chi si è, ma non riuscire a collocarlo nel mondo senza vergognarsi: allora si lima, si taglia, si tira per trovare un compromesso e trasformare gli ingredienti in un pasto che però non erano destinati originariamente a creare. Per questo ovviamente per quanto si tenti si fallisce sempre, e il senso di fallimento si stampa come una guaina addosso finché l’insicurezza e l’inadeguatezza non diventano una seconda pelle.
(evviva)
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Five
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Dattilografia
Il mio sogno è di riuscire a scrivere, un giorno, in una sola bozza senza fare errori grammaticali/di interpunzione. A volte scrivo le cose di getto, le pubblico, e poi noto gli errori, anche giorni dopo che ormai sono online.
(ho fatto degli errori anche scrivendo questo post)
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