Student Services – Emanuelle Bearcot (2011)

Student-Services

Tratto dal libro shock Mes Cherès Ètudes (edito in Italia dalla Rizzoli con il titolo Pagami. Studentessa, 19 anni, prostituta part timeStudent Services è il racconto autobiografico di Laura D., promettente studentessa di lingue che non potendo contare né su una borsa di studio, né sul contributo economico della famiglia, si trova costretta a dover scegliere tra l’università e un lavoro decente, che le permetta sì di sopravvivere e pagare la retta, privandola però del tempo necessario a studiare. Una sera trova su Internet un annuncio di lavoro che richiede prestazioni sessuali soft in cambio di una cifra esorbitante. Sedotta dall’apparente gentilezza del messaggio la ragazza accetta, per poi trovarsi in un circolo vizioso fatto di incontri che la umiliano fisicamente e moralmente. Eppure quelle situazioni degradanti costituiscono una somma di denaro non indifferente, permettendole di continuare a studiare per poter intraprendere un giorno un lavoro che l’appassioni e la soddisfi economicamente: e Laura non sa decidersi se rinunciare al presente o al futuro.

Lo diremo subito: Student Services è un’opera sgradevole, lenta e refrattaria ad ogni risoluzione consolatoria, che altresì preferisce insistere su ogni evento brutale che costituisca la drammatica discesa agli inferi della protagonista. In compenso è assente nello sguardo del regista qualsiasi intento malizioso o pruriginoso, constatazione effettuata con sollievo dato che permette al film di evitare il rischio di precipitare in un ennesimo banale inno al “lolitismo” di oggi, valido giusto il tempo delle due ore della visione. Qui c’è tutt’altro discorso: l’esperienza di Laura non è un dramma privato ma una faccenda politica, che esula dalle facili litanie sui costumi immorali dei giovani d’oggi. La spinta alla prostituzione da parte della ragazza non deriva da una sessualità confusa o da lusinghe consumistiche; è solo il desiderio di costruirsi un domani migliore a impedire alla protagonista di rinunciare ad un lavoro che odia. Una situazione che accomuna oggi un notevole numero di ragazze: solo in Francia, secondo uno studio, sono circa 40.000 le studentesse che ricorrono alla prostituzione come mezzo per pagarsi gli studi. Non che la protagonista non si lasci prendere poi dalla tentazione di una cena di lusso o dall’acquisto di prodotti di marca, ma sono tutti vizi da considerarsi come sollievi collaterali al problema centrale, che è la vita odierna dello studente precario. Guardando alla situazione lavorativa del nostro Paese si è perfino tentati di guardare con invidia o tenerezza, malgrado tutto, la situazione di una ragazza che investe tutto nello studio  convinta che la laurea le garantirà infine uno stipendio discreto e stabile.

Allora non urta tanto la prostituzione in sé, quanto che questa divenga l’unica risorsa di sopravvivenza in assenza di uno Stato interessato a garantire ai suoi studenti più volenterosi la possibilità di esprimere le proprie potenzialità. Al giorno d’oggi tutto si compra, dice a Laura il suo primo cliente Joe, con tutto l’onesto cinismo di chi vuol solo procacciarsi un prodotto senza curarsi delle implicazioni sociali del suo gesto. Ma, se pur non incentrata su un discorso etico, la regia cura inquadrature e luci in modo tale che lo spettatore non possa non percepire la differenza sostanziale che separa gli atti sessuali della protagonista con i clienti dai momenti in cui può permettersi di fare l’amore con il proprio ragazzo, evocando interrogativi sul senso di comprare il sesso impossibili da ignorare.

Student Services
, pur non esente da piccole lacune stilistiche qua e là, dimostra nondimeno di aver capito quanto il contrasto tra contenuto e immagine possa contribuire al successo finale di ciò che si vuol trasmettere. È sufficiente uno sguardo diretto, quasi piatto e indifferente –  dovuto anche alla regia televisiva – per lasciar affiorare dal corpo magro e poco sfacciato di una ragazza che goffamente tenta di assumere i tratti della bambola sexy, la vergogna per ciò che fa e subisce, unita alla paura di venir scoperta. Come lei il film è un prodotto poco appariscente, non seduce con promesse di piaceri morbosi, ed è probabile che non si faccia notare in mezzo alle offerte cinematografiche di fine Agosto; tuttavia, pur con tutte le limitazioni della sua scarsa piacevolezza, si merita la visione anche solo in termini di studio antropologico, o di previsione su come saranno le relazioni sociali e affettive di domani quando magari, in un possibile futuro infausto, tutto il giovane precariato sarà costretto a piegarsi al motto “con i valori non si mangia”.

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